Il gomito del tennista può essere una presenza fastidiosa, caratterizzato da un intenso dolore, molto spesso può rappresentare un ostacolo notevole nelle normali attività quotidiane. Vediamo insieme come curarlo con un trattamento osteopatico
Che cos’è?
L’epicondilite o gomito del tennista è un processo degenerativo tendineo localizzato nell’area del gomito. Si tratta di una patologia che colpisce i tendini che si inseriscono sull’epicondilo laterale, per questo parliamo di epicondilite.
È corretto precisare che oggi, grazie agli ultimi studi scientifici, si è scoperta una preponderanza dei processi di degenerazione a carico dei tendini coinvolti piuttosto che una loro infiammazioni. Si tratta di una patologia più complessa rispetto a una normale infiammazione poiché vede innumerevoli modificazioni nel funzionamento dei tendini, molto spesso dovute alla presenza di mediatori chimici del dolore quali la calcitonina.
Possiamo quindi escludere correlazioni fra il gomito del tennista e eventi di natura traumatica quanto più dobbiamo pensare a un anomalo “consumarsi” dei tendini dell’epicondilo.
Le cause del gomito del tennista
Escluse botte ed eventi traumatici, vi sono sono alcune anomalie nella struttura muscolo-scheletrica che possono influire sul gomito.
Si tratta molto spesso di disfunzioni funzionali dell’articolazione stessa del gomito oppure che riguardano la colonna vertebrale nella zona cervico-dorsale.
Non sono da escludere disturbi viscerali (stomaco o fegato) o l’influenza di problematiche posturali.
Senz’altro si tratta di un disturbo comune agli sportivi – non è casuale il nome di gomito del tennista- dove molto spesso rappresenta un vero e proprio flagello per la carriera dei professionisti
La cura osteopatica
Oltre ai trattamenti terapeutici farmacologici è utile affidarsi alle mani di un osteopata.
Una adeguata manipolazione è efficace nell’eliminare le restrizioni che limitano il movimento delle vertebre toraciche e cervicali, consequenzialmente del gomito. Si ritrova così il giusto equilibro funzionale, ritornando in una posizione neutra che evita la rotazione interna del braccio. Il rilascio muscolare risulta davvero fondamentale nella riabilitazione.
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